La fase dell’afflizione (3)

“RESE GRAZIE; POI, SPEZZATI I PANI, LI DIEDE AI DISCEPOLI E I DISCEPOLI ALLA  FOLLA” MATTEO 14:19

La Bibbia dice che Gesù ‘“prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi verso il cielo, rese grazie; poi, spezzati i pani, li diede ai discepoli e i discepoli alla folla” (Matteo 14:19). Si noti la progressione in questo racconto: i pani furono presi, benedetti, spezzati e poi dati agli individui. Ecco come lavora Dio! Al fine di benedire altri individui attraverso di te, Dio ti prenderà, benedirà, ti spezzerà attraverso l’afflizione e ti darà agli altri. Paolo do- vette essere afflitto nell’orgoglio. 
 
“E perché io non avessi a insuperbire per l’eccellenza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne… tre volte ho pregato il Signore perché l’allontanasse da me… Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me…perché, quando sono debole, allora sono forte.” (2 Corinzi 12:7-10). Dunque, se hai una persona o una situazione spinosa nella tua vita, Dio vuole che sperimenti la Sua grazia e potenza mediante tutto ciò. 
 
Paolo alla fine giunse allo stato in cui poté ringraziare Dio per la sua “spina.” La Bibbia parla del “sacrificio di lode” (Ebrei 13:15). Quando sei propenso a sacrificare qualcosa per l’altro, significa che vale la pena pagare il prezzo. Vuoi camminare nella potenza di Dio? Vuoi sperimentare le Sue benedizioni? Allora ringrazia Dio per la tua “situazione spinosa” e abbraccia l’afflizione attraverso la quale Egli oggi ti conduce.

Preparati

“FATE IN QUESTA VALLE DELLE FOSSE!” 2 RE 3:16

Tutte le cose non arrivano a coloro che aspettano, ma a coloro che si preparano. Questo è illustrato molto bene in 2 Re capitolo 3. A causa della strategia di Dio per sconfiggere i Moabiti, Egli disse agli Israeliti di scavare delle fosse che avrebbe riempito d’acqua finché non sarebbero diventate un fiume potente. Fecero così e sperimentarono una vittoria spettacolare. Ma non perdere il punto qui. Dio disse: “Quando voi scaverete queste fosse, io le riempirò d’acqua.” 
 
Dio può usare chiunque, ma non lo fa; Egli usa persone preparate. Mosè visse fino a 120 anni. I suoi primi quarant’anni trascorsero in un palazzo; mentre i successivi 40 li trascorse nel deserto e gli ultimi 40 li trascorse servendo e adempiendo in pieno il piano di Dio. Due terzi della sua vita solo per prepararsi! Che cosa succede quando non sei preparato? Le cose che speri non avverranno! Spesso il confine tra vincere e perdere è la preparazione! Cantare “esprimi un desiderio quando vedi una stella”, non fa accadere le cose: occorre prepararsi! 
 
Il ministero di Paolo inizia con le parole: “Signore, che vuoi che io faccia?” (Atti 9:6). Dopodiché Dio lo condusse nel deserto per i tre anni seguenti per insegnargli e prepararlo per il ministero. Sia che la propria vocazione è sacra o secolare, bisogna sapere quanto costerà in termini di tempo, sforzo, risorse e quindi prepararsi. “La casa si costruisce con la saggezza e si rende stabile con la pruden- za” (Proverbi 24:3). Quindi la Parola per te oggi è: preparati!

Non mettere in dubbio la salvezza

“PERCHÉ SAPPIATE CHE AVETE LA VITA ETERNA” 1 GIOVANNI 5:13

Sareste sorpresi di sapere quanta gente mette in dubbio la propria salvezza. Allora, apriamo la Parola di Dio e sistemiamo questa faccenda una volta per tutte: “… Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel Figlio suo. Vi ho scritto queste cose perché sappiate che avete la vita eterna” (vv. 11-13). Siete convinti che sia Gesù a salvarvi e non le vostre buone opere? Allora siete salvati! Gesù disse: “…chi crede in me ha vita eterna” (Giovanni 6:47). 
 
I dubbi sorgono sempre quando ci si affida alle proprie sensazioni, anziché alla Bibbia. Le sensazioni sono come il tempo: cambiano in continuazione. Il diavolo proverà a dirvi che la salvezza va bene per gli altri individui, ma non per voi. La Bibbia dice che satana è “bugiardo” (Giovanni 8:44). Paolo scrive “…so in chi ho creduto, e sono convinto che Egli ha il potere di custodire il mio deposito fino a quel giorno.” (2 Timoteo 1:12). I nostri padri testimoniavano: “Ringrazio Dio per la Sua salvezza e per custodire la potenza.” 
 
Non tocca a voi mantenere la salvezza; il vostro Salvatore custodisce voi! Perciò quando la vostra fede traballa, fermatevi e pregate: “Signore Gesù, confido in Te. La Tua Parola dice che posso sapere di avere la vita eterna. Non si tratta di sentirsi buoni o degni, ma di credere che Tu sei degno; quindi, ripongo la mia fiducia in Te, scelgo di credere nella Tua Parola e scaccio i dubbi.”

Mantieni viva la speranza

“…SPERA NEL SIGNORE, ORA E PER SEMPRE.” SALMI 131:3

Davide disse: “…spera nel SIGNORE, ora e per sempre.” Quando sei convinto o convita che non ci sia più speranza, stai sbattendo la porta in faccia a Dio. Per la maggior parte di noi, finché siamo in uno stato di salute ragionevole e sappiamo da dove ci arriva il sostentamento, la speranza non incide. Primo: chiediti quale sia il tuo desiderio più grande. Immaginatevi di avere ottanta anni e di guardarvi indietro. Siete soddisfatti di voi stessi? Se non lo siete, provate a darvi una risposta. La speranza deve essere personale, non quello che ci si aspetta di avere. 
 
Deve essere sufficientemente fervente da gestire qualsiasi cosa si faccia. Secondo: datele un simbolo, qualcosa su cui concentrarsi. Geremia diede una lezione a Israele comprando il campo di Anatot (..cfr. Ger 32:9). Egli sapeva che sarebbero stati tenuti in esilio e durante quei lunghi anni, il ricordo di quel campo lontano in Giuda, sarebbe stato il simbolo della futura restaurazione. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Leo Algimas e la sua famiglia furono internati in un campo di concentramento ed essi mantennero un simbolo di speranza: un pezzettino di carta di una confezione di cioccolatini con la bandiera americana.
 
Se la passavano di mano in mano, la guardavano, e si sussurravano l’un l’altro parole riguardo all’esercito di liberazione che stava giungendo. I simboli ci aiutano a concentrare la mente su ciò che è possibile. Infatti il più grande simbolo che il mondo abbia mai ricevuto è stato il più difficile da credere. Un bimbo in una mangiatoia segnò il Regno di Dio sulla Terra e cambiò il destino dell’umanità. Ed Egli può cambiare il tuo destino. Specifica che cosa speri, chiedi nel Suo nome e non importa quanto sembri impossibile, ma aspettati che diventi vero.

Affronta il tuo gigante di petto

“COSÌ DAVIDE, CON UNA FIONDA E UNA VINSE” 1 SAMUELE 17:50

Chuck Swindoll dice: “Golia mi ricorda il lanciatore strabico del disco. Non segnò nessun record, ma certamente tenne le folle col fiato sospeso! Ogni giorno Golia sfilava lungo i fian- chi della valle dei terebinti lanciando minacce… l’unica risposta da parte dell’esercito di Israele era il rumore delle ginocchia e dei denti che battevano l’uno contro l’altro. La strategia del terrore e dell’intimidazione del gigante stava funzionando… fino a che Davide non gli presentò l’Eterno degli Eserciti e “con una fionda e una pietra vinse il filisteo e lo uccise” (v. 50). 
 
Fino ad oggi restano due verità senza tempo: 1. Non vincerai la battaglia usando la stessa tecnica del nemico. Quando combatti con le armi del mondo, diventi come il mondo. La Bibbia dice: “Senza avere spada in mano.” (v. 50); l’arma più potente di Davide, ciò che lo rese unico e gli diede la vittoria, fu lo scudo interiore della sua fede. Lo liberò dalla paura, gli rischiarò la vista e gli diede compostezza in mezzo al caos. 2. Per uccidere un gigante occorre abilità e disciplina. Impugna- re la fionda e la pietra dello Spirito è molto più delicato che agitare la spada della carne. 
 
Paolo scrive: “Il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti.” (Efesini 6:12). Si noti: la lotta non è uno sport di squadra. Golia disse: “Scegliete uno dei vostri e scenda contro di me” (1 Samuele 17:8). Finché dura la battaglia tu sei l’unico bersaglio del nemico. Se stai affrontando il tuo gigante personale, sii come Davide; passalo a Dio, carica la tua fion- da… e lascia che Dio vinca la battaglia per te.

Essere amici di Dio

“OR IL SIGNORE PARLAVA CON MOSÈ FACCIA A FACCIA, COME UN UOMO PARLA COL PROPRIO AMICO” ESODO 33:11

Quando si parla ad un amico intimo, ci si rilassa, si abbassa la guardia, ci si fida e ci si apre. Non occorre usare il galateo; ci si può esprimere senza il timore di essere giudicati o rifiutati. Ecco come Mosé e Dio dialogavano: come due amici, in modo trasparente, confidenzialmente. Dicevano come si sentivano in maniera diretta, non nel linguaggio “religioso” o nella lingua “della chiesa.” 
 
Gli israeliti si erano fatti un vitello d’oro da adorare e Dio era in tale collera da disconoscerli e pronto a scegliersi un nuovo popolo. Mosé dovette gestire la crisi e ingaggiò con Dio una discussione seria in merito alle conseguenze. In sintesi, ciò che disse a Dio fu: “Signore, tu la vedi in un modo; io in un altro e la tua prospettiva mi inquieta non poco!” Sembra un innocente scambio di parole tra due amici. Mosé non fu irrispettoso: fu franco e aperto con Dio. Si conoscevano abbastanza bene per parlare “faccia a faccia, come uno che parla con un amico.” 
 
Preghi in quel modo? Senza assumere una posa: solo dicendo a cuore a cuore ciò che vuoi dire al tuo amico, Dio? Questo è il tipo di relazione che Dio aveva con Mosé ed Egli vuole avere anche con te la stessa relazione! I cliché religiosi e “le solite liste di richieste” fanno perdere l’opportunità di connettersi profondamente e personalmente con Dio. Al contrario, apriti con Dio e vai direttamente al sodo. Digli da dove vieni, come ti senti veramente, cosa pensi e che cosa desideri; poi ascolta la Sua prospettiva. In altre parole, sii amico di Dio.

Lavoriamo insieme

“NOI SIAMO INFATTI COLLABORATORI DI DIO, VOI SIETE IL CAMPO DI DIO, L’EDIFICIO DI DIO.” 1 CORINZI 3:9

La Bibbia dice che dobbiamo amarci, onorarci e lavorare insieme. Allora perchè non lo facciamo? Ego! Ci piace pensare che possiamo fare tutto da soli, ma non è realistico! Non ci sono superuomini o superdonne. Dunque la domanda non è se si può lavorare da soli o no; ma è: quanto tempo occorre per capirlo? Il filantropo Andrew Carnegie dichiarò: “E’ un grande passo per il proprio progresso personale capire che le altre persone possono aiutarci a fare un lavoro migliore di quanto faremmo da soli.” 
 
Dopo aver discepolato i Suoi seguaci per il ministero, Gesù li mandò a due, a due. Non erano previsti “assoli”! Perché? Per molte ragioni: per impedire di deviare dal cammino, per respon- sabilizzarsi, per incoraggiarsi nei tempi duri, per compensare la debolezza con la forza equiva- lente. Ognuno di noi ha dei “punti ciechi” e ci vuole qualcuno con dieci decimi di vista che ci aiuti a vedere le cose nel modo giusto. Come viene registrato in Esodo 17 quando Mosé alzava le braccia (simboleggiando la richiesta d’a- iuto a Dio), l’esercito di Israele aveva la meglio contro gli Amalechiti; quando Mosé si stancava e abbassava le braccia, la battaglia volgeva contro Israele. 
 
Qual era la soluzione? “Ma le mani di Mosè si facevano pesanti. Allora essi presero una pietra, gliela posero sotto ed egli si sedette; Aaronne e Cur gli tenevano le mani alzate, uno da una parte e l’altro dall’altra. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole. E Giosuè sconfisse Amalec e la sua gente passandoli a fil di spada.” (Esodo 17:12-13). Un paio di domande su cui meditare? Chi sta sol- levando le tue braccia? Di chi stai sollevando le braccia?

Il giusto atteggiamento

“POICHÉ, NELL’INTIMO SUO, EGLI È CALCOLATORE” PROVERBI 23:7

Che cosa separa il meglio dal resto? Ci hai mai pensato? Che cosa separa un vincitore di medaglia d’oro da quello di medaglia d’argento nelle Olimpiadi? Che cosa separa un imprenditore di successo da qualcuno che non ci riesce? Che cosa rende possibile la guarigione dopo un incidente debilitante rispetto ad un’altra persona che rinuncia e muore? E’ l’atteggiamento! La Bibbia dice: “Poiché, nell’intimo suo, egli è calcolatore” (Proverbi 23:7). 
 
Il tuo atteggiamento può essere la tua grande risorsa o la tua più grande responsabilità. Ti costruisce o ti abbatte. Ti eleva o ti abbassa. L’atteggiamento giusto forse non ti permette di fare tutto, ma ti aiuterà a fare qualsiasi cosa meglio di un atteggiamento sbagliato. Le persone più felici nella vita non hanno indubbiamente il meglio di tutto: semplicemente cercano di trarre il meglio da tutto. Sono come un individuo in uno sperduto paesino che quotidianamente si reca al pozzo per l’acqua e dice: 
 
“Ogni volta che vengo a questo pozzo, me ne vado con il secchio pieno” anziché dire “Sono stufo di venire tutti i giorni a questo pozzo per riempire il secchio!” Il tuo atteggiamento ha una profonda influenza sull’approccio alla vita. Chiedi a un chirurgo se l’atteggiamento di un paziente conta quando lui gli sta cercando di salvare la vita al pronto soccorso. Chiedi a un’insegnante se l’atteggiamento di uno studente ha un impatto prima di affrontare un esame. Gesù disse: “Vi sia fatto secondo la vostra fede” (Matteo 9:29). Come un magnete, la fede è attratta dalla forza che Dio offre.

Dal fallimento al successo (4)

“ALLORA SPUNTARONO SORRISI SULLE NOSTRE LABBRA E CANTI DI GIOIA” SALMI 126:2

Per procedere dal fallimento al successo, occorre: 1. Imparare a sorridere di te. Non importa che cosa e quanto perdi, non perdere mai il tuo senso dell’umorismo. Quando prendi troppo seriamente i tuoi errori, tutto diventa una questione di vita o di morte. Il salmista scrisse: “Quando il SIGNORE fece tornare i reduci di Sion, ci sembrava di sognare. Allora spuntarono sorrisi sulle nostre labbra e canti di gioia sulle nostre lingue. 
 
Allora si diceva tra le nazioni: «Il SIGNORE ha fatto cose grandi per loro». Il SIGNORE ha fatto cose grandi per noi, e noi siamo nella gioia. SIGNORE, fa’ tornare i nostri deportati, come torrenti nel deserto del Neghev. Quelli che seminano con lacrime, mie- teranno con canti di gioia” (vv. 1-5). Forse non sei capace di sorridere per i tuoi errori, ma puoi imparare a ridere mentre ci sei dentro. Si noti la frase “quando il Signore fece tornare i reduci.” Dio può farti tornare indietro! Tim Masters dice: “Il fallimento è la parte produttiva del successo. 
 
Fornisce la strada che non si dovrà più percorrere, la montagna che non si dovrà più scalare e la valle che non si dovrà più attraversare.” Quando commettiamo degli errori, forse non si percepiscono come “il bacio di Cristo”, che era la frase di Madre Teresa per indicare i fallimenti che portano a Dio. Tuttavia, se manteniamo il giusto atteggiamento, essi ci possono condurre a fare ciò che dovremmo. 2) Impara dagli errori. Il famoso ristoratore Wolfgang Puck disse: “Ho imparato più dal ristorante che non funzionava, che non da tutti quelli di successo.” Non è così di solito? Non si perde: si impara!

Dal fallimento al successo (3)

“MOLTI… DICONO DI ME: «NON C’È PIÙ SALVEZZA PER LUI PRESSO DIO!» [PAUSA]” SALMI 3:2

Un eminente cristiano scrive: “Oliver Goldsmith nacque da un povero predicatore ir- landese nel XVIII secolo. Crescendo, non era uno studente emerito. Infatti il suo preside lo etichettò come ‘stupido zuccone’. Riuscì comunque ad ottenere un diploma al college, ma finì ultimo della classe. Non era sicuro di quello che voleva fare. All’inizio provò a fare il predicatore, ma non gli calzava… poi provò legge, ma fallì. 
 
Quindi passò a medicina, ma era un dottore indifferente, non appassionato della sua professione. Era in grado di mantenere il lavoro soltanto per poco tempo. Goldsmith viveva in povertà, spesso si ammalava e una volta dovette impegnare i vestiti per comprarsi da mangiare. Sembrava non dovesse mai trovare la sua strada. Tuttavia scoprì di avere interesse e inclinazione per scrivere e tradurre. All’inizio lavorò come recensore e scrittore per il Fleet Street; iniziò poi a scrivere opere nate dal proprio interesse. 
 
Si garantì una reputazione come romanziere con il ‘Vicario di Wakefield’, un componimento poetico con ‘Il Villaggio Abbandonato’ e un’opera teatrale ‘Ella si umilia per vincere’. La storia di Goldsmiths assomi- glia molto a quella del salmista Davide e for- se anche alla tua: “Molti… dicono di me: «Non c’è più salvezza per lui presso Dio». Ma tu, o SIGNORE, sei uno scudo attorno a me, sei la mia gloria, colui che mi rialza il capo.” (Salmi vv 2-3). Oggi forse sei giù di morale, ma Dio ti risolleverà se ti volgi a Lui per la guida e cooperi con il Suo piano per la tua vita.