Passi verso il perdono (2)

“PERDONATE, E SARETE PERDONATI” LUCA 6:37

Ecco altri tre passi per il perdono: 1. Accettare le persone per quello che sono e non cercare di cambiarle. Tu dici, “Lo perdonerò solo se cambierà.” Questo ti tiene legato a loro, ossessionato da quello che hanno fatto e dal bisogno che agiscano in una maniera che tu approvi. Niente rende le persone meno volenterose a cambiare di quando provi a controllarle e di quando pretendi che rispettino le tue richieste. Cambiare le persone non è il tuo lavoro, è quello di Dio! 
 
Il tuo compito è scegliere di perdonare e lasciare il risultato nelle mani di Dio. La formula per la guarigione è semplice: perdona, lascia andare e lascia agire Dio. 2. Guarda al tuo debitore come uno strumento di Dio per la tua crescita. È facile perdonare qualcuno quando smetti di vederlo come un agente di satana mandato per distruggerti, e inizi a vederlo come uno strumento di Dio per svilupparti. La vita di Giuseppe parla di questo principio. Il percorso che lo portò dalla fossa al palazzo era lastricato di ingiustizia, delusione e tradimento. Ma Dio usò ogni circostanza dolorosa per portarlo al suo destino. E Dio lo può fare anche per te. 
 
3. Prova a riconciliarti con il tuo debitore. La riconciliazione è la natura di Dio. “Infatti, mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo” (Romani 5:10). E quello che Dio ha fatto per te, vuole che tu lo faccia con chiunque ti sia ostile. Gesù fece della riconciliazione la priorità principale dicendo, “Lascia li la tua offerta davanti all’altare e va prima a riconciliarti… poi vieni ad offrire la tua offerta” (Matteo 5:24). Si, richiederà altruismo e umiltà da parte tua, ma il guadagno ne varrà l’investimento!
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Passi verso il perdono (1)

“SOPPORTATEVI GLI UNI GLI ALTRI E PERDONATEVI A VICENDA” COLOSSESI 3:13

La miseria del vivere senza perdono nel tuo cuore dura sempre di più del dolore dell’offesa. Sempre! Quando resti ancorato al rancore, apri la porta alla depressione e alla malattia fisica. Il perdono porta guarigione alle tue ferite e ti restituisce la gioia. Ecco due passi che ti aiuteranno a perdonare: 1. Ricorda che sei stato perdonato incondizionatamente. Ricorda la grazia di Dio nei tuoi confronti, e il prezzo pagato per il tuo perdono. 
 
Rifiutando di mostrare misericordia, sei come l’uomo al quale Gesù perdonò un debito enorme, ma che non voleva perdonare il debito di un altro uomo nei suoi confronti (cfr. Matteo 18:23-34). La grazia che Dio ha elargito su di te non ti lascia nessuna possibilità di rifiutare la stessa grazia a chi ti ha ferito. 2. Rimetti al responsabile il debito che ti deve. Potresti essere totalmente nel giusto nel dire “Mi deve per quello che ha fatto!” I tuoi amici potrebbero essere d’accordo. La legge potrebbe essere dalla tua parte, e potresti pensare che l’unico modo in cui il tuo debitore possa “imparare che cos’è giusto” sia fargli pagare lo sbaglio fatto. 
 
Ma fino a quando ti aggrapperai alla tua giustizia, sarai incatenato al passato e il passato ti terrà in trappola, avrà il controllo su te e terrà in ostaggio il tuo futuro. Il peccato del tuo debitore contro di te è stato pagato dallo stesso amore sacrificale che ha cancellato il debito del tuo peccato; quindi, anche lui ha lo stesso bisogno e diritto di perdono che hai tu. E c’è di più; il perdono non vale solo per il loro beneficio, ma anche per il tuo: “Perdonate, e sarete perdonati” (Luca 6:37).
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Oggi dai i tuoi problemi a Dio

“GETTA SUL SIGNORE IL TUO AFFANNO, ED EGLI TI SOSTERRÀ” SALMO 55:22

 Se cresci attraversando momenti difficili, automaticamente farai una di queste due cose: 1. Credere più fermamente in Dio perché hai sperimentato la sua fedeltà. 2. Preoccuparti, pensare e parlare incessantemente dei “se” della vita. E ve sono molti a cui pensare, perché il futuro rimane nelle mani di Dio e non nelle tue. È possibile che una cosa ti sembri più grande di quello che in realtà sia. Questa è l’essenza della preoccupazione. 
 
È come una palla di neve; inizia piccola, ma man mano che rotola e rotola nella tua mente, diventa più grande e ancora più grande fino ad avere la forza di seppellirti. Qual è la risposta? “Confida nel Signore con tutto il cuore e non ti appoggiare sul tuo discernimento” (Proverbi 3:5). Riempi il tuo cuore con la parola di Dio. Poi sviluppa l’abitudine di lasciare che quello che c’è nel tuo cuore diventi più reale di quello che vedi, pensi o senti. Puoi decidere di pensare a quello che Dio può fare piuttosto che a quello che non puoi fare tu. Se continui ad ossessionarti con la difficoltà della tua situazione, finirai per angosciarti. In altre parole, ti sentirai in trappola. 
 
Quando questo accade, è facile entrare in panico e iniziare a fare cose irrazionali, che faranno solo peggiorare il problema. Invece, “Getta sul Signore il tuo affanno, ed egli ti sosterrà; egli non permetterà mai che il giusto vacilli.” La parola sostenere significa rafforzare, supportare. Forse Dio non ti tirerà fuori dalla situazione immediatamente, ma la sua grazia ti sosterrà per attraversare tutto. Oggi, dai il tuo problema a Dio.
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Quando il tuo meglio non è abbastanza

“MAESTRO…SECONDO LA TUA PAROLA” LUCA 5:5

Potresti dire: “Che cos’è successo al verso in Galati 6 che promette che tutto quello che semini raccogli? Io ho dato il meglio di me. Ho avuto fiducia, ho fatto dei sacrifici, ho fatto la cosa giusta, e non ho raccolto nulla. Sia che si tratti di una mancanza di raccolto nelle tue finanze, nel lavoro, nel matrimonio, con i tuoi figli o nel ministero, è scoraggiante e a volte ti fa venire voglia di mollare. I discepoli erano pescatori esperti. Avevano pescato tutta la notte; eppure, non avevano preso nulla, erano scoraggiati. 
 
Ed è in quel momento che Gesù apparve! Quando pensavano che non ci fosse più nulla che si potesse fare, lui entrò nella loro barca. E ancora oggi lavora in questo modo. Fino a quando crederai di poter gestire la situazione da solo, Gesù sa che continuerai a provarci. Quindi lui aspetterà fino a che tu non abbia esaurito le risorse e riconoscerai che non hai più opzioni; solo allora lui arriverà. “Prendi il largo, e gettate le vostre reti per pescare” (Luca 5:4). Pietro rispose “Maestro, tutta la notte ci siamo affaticati e non abbiamo preso nulla.” Forse Pietro stava pensando, “Signore tu sei il predicatore, ma io sono un pescatore professionale. Se ci fosse stato qualcosa là fuori, l’avrei catturato.” 
 
Gesù stava dicendo, “Questa volta, prova a modo mio!” Pietro rispose, “Maestro… secondo la tua parola, getterò le reti”. Ed è in quel momento che il miracolo avvenne. Qualsiasi cosa Pietro pensasse o sentisse, obbedì a Gesù comunque. Questo succede quando la tua situazione inizia a cambiare. Quando sei senza indizi e senza speranza, e pensi che non ci sia una via d’uscita, rimani fermo e ascolta e Gesù ti dirà che cosa fare. E quando lo fa, anche se hai delle domande, di solo così: “Maestro, perché tu lo dici, obbedirò.” Dopo, preparati per i risultati che solo Dio può dare.
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Sii fedele a Dio a lavoro

“LAVORANDO PER IL SIGNORE” COLOSSESI 3:23 (BGD)

Se tu avessi il compito di assumere dipendenti a lavoro, quali caratteristiche ricercheresti? Competenza, dedizione, puntualità, affidabilità, pazienza, gentilezza e costanza? Gesù disse, “Chi è fedele nelle cose minime è fedele anche nelle grandi” (Luca 16:10). La vita spesso consiste di piccole cose, in questo modo, se sei infedele nelle cose piccole, sarai infedele per la maggior parte della vita. Possiedi una “catasta di colpe” al lavoro? È quella piccola pila di voci in agenda che ancora non hai sistemato. 
 
La fedeltà include il modo in cui la gestisci. Forse potrà non contare molto per te che qualcuno ti abbia mandato un’e-mail o scritto una lettera, ma quella persona si aspetta una risposta. Il loro mondo potrebbe contare su questo. Come gestisci le piccole cose nella vita? Gesù disse, “E se non siete stati fedeli nei beni altrui, chi vi darà i vostri?” (v. 12). Domanda: se possedessi la compagnia per cui lavori, prenderesti tutte quelle pause caffè? Compreresti l’auto a noleggio di cui hai abusato per una settimana? Il come gestisci le cose che non sono tue, è un test di fedeltà verso Dio. 
 
Vedi quanto è sottile la cosa? La fedeltà è importante in ogni area della vita. Dio ti dice che sarai ricompensato per la tua fedeltà; quindi, fai del tuo meglio a lavoro. “Lavorate serenamente, qualunque sia il vostro lavoro, fatelo come se steste lavorando per il Signore, e non semplicemente per il vostro padrone” (Colossesi 3:23 BGD). Come seguace di Cristo, dovresti avere la reputazione di persona più fidata a lavoro. Perché? Perché sei consapevole di chi sia realmente il tuo capo!
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La fede che porta risultati

“CHI SI ACCOSTA A DIO DEVE CREDERE CHE EGLI È, E CHE RICOMPENSA TUTTI QUELLI CHE LO CERCANO” EBREI 11:6

Ecco tre verità dalla Scrittura che renderanno la fede più efficace: 1. Credi che Dio è. La forza del linguaggio qui usato è molto più che un vago riconoscimento dell’esistenza di Dio. L’umanità reclama innumerevoli divinità, ma il Dio della Bibbia non è tra questi e nemmeno il migliore di questi. Egli è l’unico vero Dio! E la Bibbia dice che Egli è unicamente, genuinamente, permanentemente presente e attivo. 
 
2. Credi che Dio è capace. Quando due ciechi si avvicinarono a Gesù per essere guariti, Egli rispose: “Credete voi che io possa far questo? Essi gli risposero: “Sì, Signore.” Allora toccò loro gli occhi dicendo: “Vi sia fatto secondo la vostra fede” (Matteo 9:28-29). Essi immediatamente riacquistarono la vista. Gesù sapeva di poterli guarire, ma voleva che anche essi lo credessero. Finché non credi nella capacità di Dio di soddisfare i tuoi bisogni, non avrai basi su cui appoggiare le preghiere e la fiducia. 3. Credi che Dio vuole. Una volta saputo che Egli può, bisogna procedere con la fede. 
 
Un lebbroso si avvicinò a Gesù: “Ed ecco un lebbroso, avvicinatosi, gli si prostrò davanti, dicendo: “Signore, se vuoi, tu puoi purificarmi.” Gesù, tesa la mano, lo toccò dicendo: “Lo voglio, sii purificato.” E in quell’istante egli fu purificato dalla lebbra” (Matteo 8:2-3). Dio vuole? Considera la sua rivendicazione: Egli, non noi, è Colui che è “e che ricompensa tutti quelli che lo cercano.” Ciò fuga ogni dubbio! Oggi, non solo Dio può, ma soprattutto vuole soddisfare i tuoi bisogni.
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Stai crescendo un figlio da sola/o?

“LA SERA CI ACCOMPAGNA IL PIANTO, MA LA MATTINA VIENE LA GIOIA.” SALMI 30:5

Un esperto di matrimoni racconta la storia inviatogli da una madre single che lo aiutò a capire quanta solitudine e fatica spesso affrontano coloro che crescono i figli da soli. Eccola. Un giorno, guardando dalla finestra, ha visto un pettirosso e i suoi pulcini nel nido. Pioveva, e la madre aveva coperti i piccoli pigolanti sotto le sue ali spiegate. Poi è arrivata la grandine; anziché nascondere in sicurezza il capo nel nido, la madre lo ha sollevato verso l’alto, per prendere i colpi così da proteggere i piccoli. 
 
Tutti i pulcini sono rimasti salvi durante il temporale. Che immagine vivida delle sfide di un genitore singolo! La responsabilità di crescere i figli da soli è enorme e richiede che la mamma single (o il papà) guadagni da vivere, cucini, pulisca, faccia i lavori domestici, si prenda cura dei figli quando si ammalano e così via. Oltre a questo tran-tran quotidiano, devono anche trovare il modo di soddisfare i bisogni personali e spirituali. In questo contesto, tutto ciò potrebbe essere uno dei compiti più duri al mondo. I genitori single, mamme o papà, hanno bisogno continuamente del nostro supporto e delle nostre preghiere. 
 
Quanti sono esposti per ricevere i colpi al posto dei loro figli, stiano certi che sono in arrivo giorni migliori. La tempesta in cui ti trovi non durerà per sempre. Un arcobaleno radioso apparirà presto. Quando il lavoro sarà completato e una covata di uccellini sani sarà stata allevata, ci saranno dei dolci benefici per i genitori che non scappano. La Parola di Dio promette: “La sera ci accompagna il pianto; ma la mattina viene la gioia.”
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E’ il momento di pregare (2)

“NEL GIORNO DELLA MIA AFFLIZIONE HO CERCATO IL SIGNORE” SALMO 77:2

Ecco due importanti principi della preghiera: 1. Parla con Dio quando sei circondato dalle difficoltà. Se sei come la maggior parte delle persone, i tempi felici possono indurti a confidare in te stesso e non in Dio. Sono i momenti duri che ti mettono in ginocchio: una cattiva notizia dai medici, un figlio caduto nella trappola della droga, il lavoro perso oppure un matrimonio infelice. E’ questo il motivo per cui Dio permette i tempi difficili! Egli permette che le difficoltà ci affliggano non per renderci infelici, ma per portarci a Lui! Il profeta Osea disse: “Quando saranno nell’angoscia, ricorreranno a me” (Osea 5:15). 
 
Il cuore paterno di Dio desidera innanzitutto che noi dimoriamo e confidiamo in Lui. E se servono delle afflizioni affinché ciò avvenga, Egli ci ama così tanto da permetterle. Quando ci volgiamo a Lui nella distretta, scopriamo che Egli “è per noi un rifugio e una forza, un aiuto sempre pronto nelle difficoltà” (Salmi 46:1). 
2. Parla con Dio sempre. Nel classico ampiamente letto “The Practice of the Presence of God” (La pratica della presenza di Dio, N.d.T.), il fratello Lawrence parla della preghiera come di una continua conversazione con Dio, una pratica per ogni momento, luogo e circostanza. 
 
Cucinando e lavando i piatti, trovava la conversazione con Dio gratificante tanto quanto i momenti di preghiera. Egli consiglia di “Abituarci a parlare continuamente con Lui nella semplicità; che bisogna solo riconoscere che Dio è intimamente presente in noi, e di rivolgerci a Lui in ogni momento.” Ciò è molto simile alle istruzioni di Paolo a questo proposito: “Pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. Pregate per tutti i santi,” (Efesini 6:18).
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E’ il momento di pregare (1)

“PURIFICAMI CON ISSOPO, E SARÒ PURO; LAVAMI, E SARÒ PIÙ BIANCO DELLA NEVE.” SALMO 51:7

Vi ricordate quando la maggior parte dei ristoranti aveva orari di apertura e chiusura? Erano i loro turni e non il vostro appetito a decidere se mangiare o restare digiuni. Adesso non più: si può fare un salto in qualsiasi punto di ristoro a qualsiasi ora si abbia fame. Ecco come opera Dio; Egli è disponibile 24h/7gg. E nonostante la preghiera non sia limitata a turni orari, ci sono certi momenti in cui è vita- le palare con Dio. 
 
Ecco due esempi: 1. Dopo aver peccato. Le emozioni, il senso di colpa, la vergogna e in più satana ‘l’accusatore’, ci diranno di evitare Dio. Tuttavia, rivolgersi a Lui è l’unica soluzione al peccato. Appesantito da adulterio, inganno e omicidio, Davide realizzò il bisogno di confessare i suoi peccati a Dio. “Purificami con issopo, e sarò puro; lavami, e sarò più bianco della neve… Oh Dio, crea in me un cuore puro e rinnova dentro di me uno spirito ben saldo” (vv 7). Giovanni disse che Dio “è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità” (1 Giovanni 1:9). Hai peccato? Un nuovo inizio è a portata di preghiera. 
 
2. Quando siamo preoccupati e spaventati. Non occorre andare lontano per trovare i guai: sono ovunque. Le preoccupazioni economiche, di salute, familiari e professionali riescono a stressarci e metterci ansia. A chi rivolgerci? La preghiera è la risposta di Dio alla paura e all’ansietà. “Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vo- stre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù” (Filippesi 4:6-7).
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Come Gesù tratta il peccato

“NEPPURE IO TI CONDANNO; VA’ E NON PECCARE PIÙ” GIOVANNI 8:11

“Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna colta in adulterio… gli dissero: “Maestro… Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare tali donne; tu che ne dici?… Gesù, chinatosi, si mise a scrivere con il dito in terra… E, siccome continuavano a interrogarlo, Egli, alzato il capo, disse loro: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei” …Gesù, alzatosi e non vedendo altri che la donna, le disse: “Donna, dove sono quei tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata?” 
 
Ella rispose: “Nessuno, Signore.” E Gesù le disse: “Neppure io ti condanno; va’ e non peccare più” (vv 3-7, 10-11). Quel giorno Gesù dimostrò tre cose: 1. L’ipocrisia di due pesi e due misure. Poiché la donna fu “colta in flagrante”, certamente sapevano chi fosse anche l’uomo. Ancora oggi c’è discriminazione che condanna una donna a causa del suo passato e giustifica un uomo dicendo: “Si stava solo dando alla pazza gioia”. I farisei usavano le pietre, noi le parole, ma la vittima rimane ferita comunque. 
 
2. Chi è davvero autorizzato a giudicare. “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei.” Chi era l’unico uomo senza peccato tra loro quel giorno? Gesù! Perciò solo lui è autorizzato a giudicare. 3. Puoi risorgere dal tuo passato. “Va e non peccare più.” Si può parafrasare “Va, e siccome hai avuto un incontro con Gesù, puoi risorgere dal tuo passato.”
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